Internet e AI Danneggiano Davvero la Memoria? Gli Scienziati Danno il Loro Parere

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Internet e AI Danneggiano Davvero la Memoria? Gli Scienziati Danno il Loro Parere

Tempo di lettura: 3 Min.

Un recente rapporto di Nature esplora l’impatto della tecnologia digitale e dell’IA sulla memoria umana, sfidando le paure che Internet stia erodendo le capacità cognitive.

In fretta? Ecco i Fatti Essenziali!

  • Gli studi dimostrano che l’IA e il GPS modificano il modo in cui le persone ricordano le informazioni.
  • I riassunti generati dall’IA potrebbero gonfiare la fiducia degli utenti nelle loro conoscenze.
  • Daniel Schacter di Harvard afferma che non esistono prove solide che collegano la tecnologia al declino generale della memoria.

Mentre i motori di ricerca, il GPS e gli strumenti guidati dall’IA modellano il modo in cui le persone apprendono e ricordano, i ricercatori sostengono che le affermazioni esagerate sul declino della memoria siano esagerate.

Nature racconta come lo psicologo Adrian Ward dell’Università del Texas ad Austin abbia sperimentato in prima persona quanto fosse diventato dipendente dalla navigazione digitale. Dopo un malfunzionamento che lo ha lasciato senza Apple Maps, si è ritrovato perso in zone di Austin che conosceva bene. “Metto semplicemente in funzione la mappa e faccio quello che dice,” ha detto.

Questa dipendenza dalla tecnologia ha suscitato preoccupazioni riguardo l’ ‘amnesia digitale’, un termine coniato da una società di software per descrivere l’oblio di informazioni perché sono memorizzate su un dispositivo. L’Università di Oxford ha perfino nominato ‘brain rot’ – un termine per il declino mentale dovuto alla fruizione di contenuti online banali – come la sua parola dell’anno nel 2024.

Tuttavia, gli studi presentano un quadro sfumato. Alcune ricerche suggeriscono che la tecnologia modifica le attività della memoria: ad esempio, gli utenti del GPS ricordano meno efficacemente i percorsi. Nature riporta che il proprio studio di Ward ha scoperto che cercare informazioni su Google gonfia il senso di conoscenza delle persone.

Ma l’esperta di memoria Elizabeth Marsh della Duke University smentisce le affermazioni estreme, definendole “esagerazioni”, come riportato da Nature.

Con l’IA ora integrata nei motori di ricerca, il suo impatto sulla memoria potrebbe essere profondo. Marsh osserva: “Questa cosa di ChatGPT è un altro livello di tecnologia che è davvero diverso dal semplice digitare nel browser di Google, ‘Qual è la capitale del Madagascar?'”, come riportato da Nature.

Le preoccupazioni includono l’IA che favorisce la pigrizia cognitiva o addirittura implanta falsi ricordi. Gli avatar digitali di individui deceduti—i cosiddetti ‘deadbots’—potrebbero anche rimodellare i ricordi personali. “È come se stessimo ri-assemblando un passato che non abbiamo mai vissuto”, dice Andrew Hoskins dell’Università di Edimburgo, come riportato da Nature.

L’idea che internet indebolisca la memoria ha preso piede dopo uno studio del 2011 della psicologa dell’Università di Columbia, Betsy Sparrow. I partecipanti ai suoi esperimenti erano più propensi a ricordare dove avevano memorizzato i fatti online piuttosto che i fatti stessi, un fenomeno soprannominato ‘effetto Google’, come riportato da Nature.

Tuttavia, successivi tentativi di replicazione hanno prodotto risultati misti, alimentando il dibattito sulle conclusioni dello studio.

Ward vede questo come parte del ‘scarico cognitivo’, in cui le persone delegano compiti di memoria a strumenti esterni. Questo può essere benefico, liberando risorse cognitive. Tuttavia, i riassunti generati dall’IA nei risultati di ricerca potrebbero far confondere agli utenti la conoscenza online con la propria, creando una fiducia fuori luogo, afferma Nature.

Sebbene gli studi confermino che la tecnologia influisce sulla memoria per compiti specifici, Daniel Schacter di Harvard afferma: “Ci sono pochissime prove che queste tecnologie stiano causando un declino più ampio della memoria”, come riportato da Nature.

Invece, i ricercatori suggeriscono che l’esplosione di informazioni—e l’invecchiamento naturale—potrebbero contribuire maggiormente alle preoccupazioni relative alla memoria piuttosto che internet in sé.

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