Il Washington Post lancia ‘Chiedi al Post AI’ per risposte basate sui fatti

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Il Washington Post lancia ‘Chiedi al Post AI’ per risposte basate sui fatti

Tempo di lettura: 3 Min.

Di fretta? Ecco i fatti essenziali!

  • Lo strumento attinge da articoli pubblicati dal 2016 per garantire l’accuratezza dei fatti.
  • La soglia minima di pertinenza assicura che vengano fornite solo risposte pertinenti.
  • Gli aggiornamenti futuri includeranno contenuti video, audio e di opinione.

Il Washington Post ha annunciato “Ask The Post AI“, uno strumento generativo sperimentale di intelligenza artificiale progettato per fornire agli utenti risposte concise e basate sui fatti, tratte direttamente dal giornalismo della testata.

Attingendo da articoli pubblicati dal Washington Post dal 2016, lo strumento riassume le informazioni pertinenti e suggerisce storie correlate.

Per mantenere le risposte accurate, il Post afferma che lo strumento risponde solo se trova un articolo direttamente pertinente. Se non lo trova, non fornirà una risposta, evitando il rischio di disinformazione.

Secondo il Chief Technology Officer Vineet Khosla, lo strumento di intelligenza artificiale fa parte dell’effort della pubblicazione per stare al passo con il modo in cui le persone stanno cambiando il modo in cui leggono le notizie.

Attualmente, “Ask The Post AI” utilizza solo articoli di testo, ma gli aggiornamenti futuri potrebbero includere video, audio e articoli di opinione per una gamma più ampia di risposte. Per ridurre gli errori – noti nel linguaggio dell’IA come “allucinazioni”, quando un’IA interpreta erroneamente le informazioni – lo strumento si affida esclusivamente al proprio lavoro di pubblicazione.

Il Post sostiene di aver progettato lo strumento per lavorare con diversi sistemi di intelligenza artificiale per ridurre il suo impatto ambientale, puntando all’efficienza energetica. Man mano che lo strumento viene lanciato, si incoraggiano i lettori a condividere i loro feedback per aiutare Il Post a migliorare le future versioni.

Questa mossa si allinea con i cambiamenti più ampi nel panorama mediatico, dato che aziende come Meta e OpenAI hanno iniziato anche loro ad integrare l’IA con i contenuti delle notizie.

Tuttavia, la crescente dipendenza dall’IA per generare riassunti e intuizioni dagli articoli di notizie ha sollevato preoccupazioni. Gli editori temono che i modelli di IA potrebbero minare i loro ricavi fornendo riassunti senza indirizzare il traffico verso le fonti originali.

Man mano che gli strumenti di Intelligenza Artificiale diventano più bravi a riassumere i contenuti, gli utenti potrebbero scegliere di affidarsi a questi riassunti piuttosto che visitare i siti di notizie, diminuendo potenzialmente sia la visibilità che le entrate pubblicitarie per gli editori.

Parallelamente, recenti controversie, come la richiesta del New York Times che Perplexity smetta di utilizzare i suoi contenuti, evidenziano le complessità del ruolo dell’IA nel giornalismo.

Man mano che i modelli di AI diventano più diffusi, gli editori sono sempre più preoccupati per l’uso non autorizzato del loro lavoro, specialmente perché la tecnologia sta diventando sempre più brava a diffondere notizie senza rimandare agli articoli originali.

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