Gesù IA Accoglie Confessioni in una Cappella Svizzera

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Gesù IA Accoglie Confessioni in una Cappella Svizzera

Tempo di lettura: 3 Min.

Una cappella a Lucerna utilizza un avatar di Gesù AI per le confessioni, suscitando un dibattito sul ruolo della tecnologia nella fede e nella cura pastorale.

Hai fretta? Ecco i Fatti Essenziali!

  • L’IA parla 100 lingue e si apre con un avviso di sicurezza.
  • Deus in Machina è stato sviluppato con il laboratorio Immersive Realities dell’Università di Lucerna.
  • Due terzi degli utenti hanno riportato un’esperienza spirituale dopo aver utilizzato il confessionale IA.

A Lucerna, in Svizzera, una cappella ha introdotto un’esperienza di confessione non convenzionale in cui un’intelligenza artificiale, progettata con le sembianze di Gesù, prende il posto di un prete tradizionale, come riportato lunedì da Deutsche Welle (DW).

Entrando, gli utenti si trovano di fronte a un chiaro avvertimento dal virtuale Gesù: “Non rivelare informazioni personali in nessuna circostanza, usa questo servizio a tuo rischio e pericolo, premi il pulsante se accetti.”

L’IA, capace di parlare 100 lingue, fa parte di un’installazione chiamata “Deus in Machina”.

È stato sviluppato dalla chiesa in collaborazione con il Laboratorio di Ricerca sulle Realtà Immersive presso la Università di Scienze Applicate e Arti di Lucerna. L’iniziativa mira a esplorare come la tecnologia possa intersecarsi con le pratiche spirituali, come precedentemente riportato da SWI.

Marco Schemed, un teologo della cappella, fornisce ulteriori dettagli sul progetto, dicendo a DW: “Quello che stiamo facendo qui è un esperimento. Volevamo avviare la discussione lasciando che le persone vivessero un’esperienza molto concreta con l’IA. In questo modo abbiamo una base per parlarne.”

Vede anche un potenziale per l’IA nell’assistenza pastorale, citando la sua accessibilità. “È facile, 24 ore al giorno. Quindi, ha capacità che i pastori non hanno”, aggiunge a DW.

Tuttavia, l’iniziativa ha attirato critiche. Ad esempio, Peter G. Kirchschlager, teologo e filosofo presso l’Università di Lucerna, ha espresso riserve sulle sue implicazioni.

“Dovremmo essere prudenti quando si tratta di fede, di cura pastorale, di trovare un significato nella religione”, avverte Kirchschlager. “È un’area in cui noi esseri umani siamo decisamente superiori alle macchine, quindi dovremmo fare queste cose noi stessi.”

Nonostante questa affermazione, l’esperimento ha ricevuto un feedback positivo, con due terzi degli utenti che riferiscono un’esperienza significativa.

Un partecipante ha raccontato a DW: “Ha saputo riaffermare il mio modo di affrontare le cose e mi ha aiutato con le domande che avevo, come come posso aiutare le persone a capirlo meglio e a sentirsi più vicine a lui.”

Un altro ha osservato: “Sono rimasto sorpreso, era così facile e, nonostante fosse una macchina, mi ha dato così tanti consigli. Anche da un punto di vista cristiano, mi sono sentito preso cura e ne sono uscito davvero consolato.”

L’iniziativa solleva questioni più profonde riguardo il ruolo in evoluzione della tecnologia nel culto religioso. Ad esempio, in un’epoca in cui l’IA può assumere il ruolo di un confessore, perché alle donne non è ancora permesso diventare sacerdoti?

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